Trieste, 1907. Lo attestano le cronache e i curricula: nella città emporial-imperiale in costante ascesa economica e demografica, ma dove minacciosamente attecchiscono gli opposti nazionalismi, transitano e si incrociano proprio in quell’anno alcuni forestieri destinati, ciascuno, a entrare prima o poi nella storia dell’arte o della letteratura del Novecento.
C’è un giovane praghese, matematico e scrittore, impiegato (malvolentieri) alle prestigiose Assicurazioni Generali. C’è un giovane viennese che sta cercando (e trovando) una propria, originalissima via di espressione artistica. C’è un giovane dublinese che ha grandi progetti letterari ma che fatica a convincere editori e a tirare avanti con una famiglia in crescita. E c’è un celebre musicista viennese, compositore e direttore d’orchestra, che vi tiene un secondo, importante concerto a due anni dal primo, rimasto memorabile.
Ma altri uomini di cultura intersecano nella città adriatica il proprio percorso di vita e di creatività. E tra loro, c’è anche qualcuno che, al contrario, l’ha scelta per troncarlo drammaticamente: l’anno prima un geniale matematico e fisico (egli pure viennese) è stato trovato impiccato nella stanza d’albergo in cui era in vacanza con moglie e figlia.
Un suicidio inquietante, che ha lasciato sgomenti e perplessi. Nella città “irredenta”, il mistero di quella fine e dei suoi moventi turba molte coscienze e innesca una serie di drammatici (ma anche paradossali) contraccolpi, dando avvio a un’alleanza di brillanti cervelli e a un’investigazione collettiva ricca di sorprese e colpi di scena.