Un’attrazione, un simbolo di Trieste. Questo è stato Marco, il pinguino che si credeva uomo e che gli uomini, sbagliando, pensavano fosse un pinguino. Marco è vissuto all’Aquario di Trieste dal 1953 al 1985: 32 anni, un record per un pinguino. A oltre trent’anni dalla scomparsa il suo ricordo è ancora ben impresso nella memoria di generazioni di triestini e non solo. Non c’è stato bambino che non abbia incontrato almeno una volta Marco che “riceveva” talvolta nella vasca centrale dell’Aquario – costruita apposta per lui – ma più spesso lungo le rive, dove attraversava goffamente i binari sui quali procedeva pigramente la “cagoia”, nomignolo emblematico affibbiato al treno che più volte al giorno trasportava merci tra le stazioni Centrale e di Campo Marzio.
Marco era sempre in compagnia dei suoi amici custodi ed era affettuosamente perdonato e assecondato in tutti i suoi capricci, compreso quando beccava sul naso qualche bimbo troppo intraprendente nel volerlo accarezzare. Marco si atteggiava come una star: se c’era una succulenta contropartita (sardoni in primis) batteva le ali a comando e quando spuntava una macchina fotografica si metteva in posa. Il pinguino giunse dal Sudafrica a bordo della motonave Europa. Sul suo arrivo sono state avanzate svariate ricostruzioni piĂą o meno fantasiose. Questo libro, uscito in prima edizione nel 2005, ne svela una inedita: Marco fu rapito. Sia come sia Marco ci ha regalato una favola vera piena di struggente sentimento e simpatia. E alla fine della sua paciosa esistenza il vecchio pinguino ci ha fatto pure una sorpresa…