Un collezionista di quadri attraversa una crisi e a cinquant’anni affronta un viaggio intellettuale che lo porta ad abbandonare la strada del possesso per quella della solidarietĂ . Scopre in una lettera di suo nonno una possibile parentela con Piero Marussig – il pittore (Trieste 1879-Pavia 1937) che lavorò nella Milano guidata dalla critica d’arte Margherita Sarfatti, musa di “Novecento” – del quale ha acquistato due opere.
Attraverso un dialogo metafisico con Fedra, la figura femminile che dĂ il titolo a un quadro di Marussig appeso a una parete della casa e quello reale con gli amici collezionisti, decide di organizzare una mostra in una sede fuori dal circuito museale: una casa di riposo, dove il collezionista conosce un’umanitĂ per lui nuova. Lo scienziato Sabin ricordava un proverbio ebreo: se non pensi a te stesso chi lo farĂ ? Ma se pensi solo a te stesso che cosa sei? Il romanzo assume anche contorni saggistici quando il protagonista assorto nei suoi pensieri ripensa alla storia della pittura e alla ricerca dell’artista il cui fine non è solo estetico, ma anche di comunicare e condividere le emozioni. Il bello è dunque amico del bene.