Una storia d’amore, ma anche un’ode a Trieste, protagonista quanto Mirko e Franca, con le cui vite appare strettamente intrecciata. Quella sulla città è la parte più concreta del libro, con ampi e approfonditi resoconti: innanzitutto il grande tema della psichiatria, con Basaglia e le sue innovazioni, ma anche il difficile rapporto con la vicina Jugoslavia – e qui non importa che la situazione sia cambiata: i riferimenti possono ancora valere, e sono comunque per lo più incentrati sulla vicina Slovenia – e poi la situazione storica e politica della città fin dalle sue radici antiche, per arrivare al drammatico secondo dopoguerra, al Trattato di Osimo, alla nascita della Lista per Trieste. Il tutto con uno sguardo da fuori, con qualche generalizzazione, come di un osservatore interessato che si è documentato e si è formato delle opinioni grazie ad una lunga frequentazione, ma che non è triestino.
Le descrizioni di luoghi sembrano quasi didascalie di un testo teatrale eppure hanno grande efficacia, con scarni ma incisivi ritratti di personaggi che hanno scritto la storia di quegli anni. Nessuna esitazione, nessun dilungarsi nel far progredire la trama. I cambi di scena sono quasi cinematografici: poche frasi e ci si trova in altri luoghi, sulle tracce di questo o quel personaggio.