Domenico, Vincenzo, Stefano, Edoardo, Romeo e Renato: una saga familiare che in due secoli ha conosciuto il tallone di ferro dello Stato Pontificio, l’autorità degli Asburgo e la dittatura fascista.
“Non si spaventi il lettore – scrive Renato nella ‘Premessa’ – questo non è un manuale di storia e i pochi riferimenti storici hanno l’unico scopo d’inquadrare l’epoca in cui i rispettivi personaggi vissero, procrearono e infine morirono”.
L’arrivo a Trieste segna una svolta nella vita dei Ferrari: il primo sposa una francese, il secondo una mistisangue (madre tirolese, nonna slovena e padre laziale) e il terzo la bellissima figlia di un ebreo veneziano. Il loro destino si incrocia con quello della famiglia Fabiani, di Kobdilj, che Renato ha raccontato ne <em>Il gelso dei Fabiani. Un secolo di pace sul Carso, un romanzo che narra le vicende di Charlotte – l’antenata – e Anton Fabiani quando, all’ombra dell’impero asburgico, sul Carso regnava la pace e fra le persone di stirpe, nazionalità, lingue e ceti diversi s’era creata un’armonica coesistenza.
L’ultimo capitolo de Il Caffé Ferrari ai volti di Chiozza si intitola “Renato e Dani”. L’ha scritto il figlio di Renato, Daniele Carlo Ferrari, che ha inserito anche il diario di un viaggio fatto a Kobdilj nel 1986 assieme al padre.