Il Mago de Umago s’avvia a diventare – nel bene e nel male – una sorta di maschera triestina, ossia una maschera che i Triestini hanno inventato immaginandosi un Istriano a loro uso e consumo, e che, come tale, è suscettibile di molte interpretazioni e versioni, ma che ha un modello unico: buffo, balzano, surreale come un personaggio della commedia dell’arte, che gioca con le parole, le inventa, le deforma e ne ride come farebbe un bambino o un ingenuo.
Non c’è nessuna satira dietro alla sue storie, solo il gusto dello straordinario, del favoloso che però – per la natura stessa del personaggio che racconta – è costretto a ridursi a un quotidiano che non è neppure quello dei nostri giorni, ma quello ancora piĂą prosaico di un’etĂ appena trascorsa, e di un’Istria piĂą idealizzata che reale. La memoria, la nostalgia si stemperano nel grottesco e non lasciano spazio al rimpianto, poichĂ© il personaggio è vivente e concreto, legato al presente, e pur tuttavia assolutamente demodĂ©e.