Libri, articoli, film e lavori teatrali si occupano ancora oggi, a distanza di oltre 130 anni, della fine misteriosa dell’erede al trono d’Austria-Ungheria Rodolfo d’Asburgo-Lorena e della sua ultima amante Mary Vetsera, trovati morti nel castello di caccia di Mayerling all’alba del 30 gennaio 1889.
Poco tempo dopo Elena Vetsera, madre di Mary, per difendersi da accuse infamanti, sospetti e malignità su di lei e sulla sua famiglia, scrive un memoriale di 92 pagine per raccontare la sua verità e anche per salvaguardare la reputazione della figlia e riabilitare se stessa.
Una ragazza fortunata Mary, ricca, affascinante – un’enfant très sérieuse et bien educable come scrivono le suore salesiane – destinata a una vita di privilegi; ma si innamora del figlio dell’imperatore Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Elisabetta con l’entusiasmo irrefrenabile di un’adolescente, persa a tal punto da mentire anche alla madre pur di coronare quel suo sogno che si rivelerà infine un terribile incubo.
Il personaggio chiave della vicenda è la contessa Maria Luisa Larisch-Wallersee che Elena mette sotto accusa. È la nipote preferita di Sissi, ma suo padre l’ha avuta da una borghese, l’attrice Henriette Mendel, quindi Maria può accedere alle stanze e ai segreti della famiglia imperiale, ma non può farne parte e si presta così ai maneggi più esecrabili che le costeranno la cacciata dalla Corte.
Sia lei, sia Mary sono come le falene che volano troppo vicine alla luce; la fanciulla morirà, la contessa farà una vita raminga da avventuriera. Le versioni su quanto accaduto a Mayerling si sono moltiplicate negli anni: avvelenamento, colpo apoplettico del principe, omicidio-suicidio, duplice omicidio politico, duplice omicidio per mano di un marito tradito… La fine di Rodolfo e Mary rimane ancora oggi sconosciuta e una frase di Francesco Giuseppe non fa che aumentarne il mistero: “Qualsiasi cosa è meglio della verità”.