Ci sono stati popoli, come gli Egizi e gli Etruschi, che al tema della morte hanno dedicato grandissima attenzione. A loro si aggiungono, e quasi con prepotenza, i triestini che su “Il Piccolo” la prima cosa che leggono ogni giorno è “la pagina dei morti”.
Ciò potrebbe sorprendere in un popolo che tanto ama il mare, il pesce e lo spritz, ma Trieste è un Giano bifronte sempre intrigante negli opposti: coltissima e stracciona, sentimentale e cinica, superficiale e perdutamente carsica. Non desta quindi stupore che il suo massimo poeta vivente (ha avuto un infarto, ma per il momento non molla) passi il suo tempo a scrivere epitaffi certo di trovare nelle genti alto-adriatiche un pubblico particolarmente appassionato all’argomento.
Quindi ecco questo libro con cento concittadini e concittadine già andati a “spingere il radicchio”, cioè passati a miglior vita. Un’opera del genere andava assolutamente scritta poiché il Nostro aveva già dato un crudele assaggio con le parole che farà incidere sulla sua tomba monumentale a Sant’Anna: “Come uomo fu un comico tra tanti, come donna un mito”.















