Qui Stefano Terra…”: quanti non piĂą giovani ricorderanno certe godibili rassegne radiofoniche di attualitĂ politica, centrate soprattutto sulle questioni internazionali… quanti lo avranno letto sulle colonne della Stampa, del Corriere della Sera, del Giornale nuovo di Indro Montanelli… Stefano Terra — che in realtĂ si chiamava Giulio Tavernari (Torino 1914 – Roma 1986) — è stato un grande giornalista che ha sempre coltivato l’arte di scrivere: quando aveva sedici anni e frequentava una scuola serale il giovanissimo professor Richelmy gli disse che sarebbe diventato scrittore. E a neanche trent’anni Elio Vittorini lo volle redattore al suo Politecnico; il talento naturale e l’incredibile capacitĂ di comunicazione avvicina Terra ai grandi della letteratura italiana: Pratolini, la Morante, La Capria, Moravia, Chiusano, Falqui, Fortini, Cattabiani…
Diventa amico di Montanelli, Igor Man, Bernardo Valli e Demetrio Volcic. La sua vita è un mix di giornalismo, arti figurative (sua figlia Susanna diventa pittrice), politica e letteratura. Partito nel 1950 per Belgrado come corrispondente per la Rai e per l’Ansa, rimase per tre anni in Jugoslavia seguendo da vicino gli sviluppi di quella che avrebbe voluto essere, o diventare, una nuova terza forza fra i cosiddetti due blocchi. Ma il regime di Tito non gli permise di continuare il suo lavoro e nel settembre del 1953 Terra fu costretto a lasciare la Jugoslavia: arrestato dalla polizia politica di Tito – perchĂ© durante il famoso comizio che il dittatore stava tenendo a Okroglica (Sambasso, vicino a Gorizia), venne sorpreso da una delle tante spie mentre commentava in italiano con un collega, criticandolo, il discorso che rivendicava il Territorio Libero di Trieste – fu trattenuto parecchie ore in stato di fermo e poi riaccompagnato alla frontiera italiana. In Tre anni con Tito Terra riassume le esperienze vissute in Jugoslavia.
La prima edizione di Tre anni con Tito non ebbe molta fortuna: come racconta la vedova di Terra, Emilia Tavernari, il libro sparì subito dalla circolazione: o venne acquistato dagli uomini del Maresciallo o addirittura da funzionari del governo italiano per evitare ulteriori attriti con il governo di Belgrado quando c’era ancora in ballo il futuro di Trieste.