Nell’immaginario collettivo l’arciduchessa Sofia, madre dell’imperatore Francesco Giuseppe I, incarna l’archetipo della suocera scomoda e impicciona, superba e presuntuosa, così come l’hanno descritta i film e i testi diffusi con l’intento di mettere in luce la natura tormentata della mitica imperatrice d’Austria. L’inarrivabile Sissi – icona di bellezza, classe e stile – era nota anche per la sua mestizia, legata soprattutto alla perdita dei due figli e al clima che respirava a Corte: uno spirito libero prigioniero in una gabbia dorata di cui, si deduce, fosse proprio Sofia a detenere la chiave.
Ma la storia, quella vera, ci racconta altro. Questo libro – prima biografia italiana sull’arciduchessa Sofia Federica, nata principessa di Baviera dai monarchi Massimiliano I e Federica Carolina nel 1805 – è stato scritto dopo un’attenta lettura delle parti del suo diario finora note e dei suoi epistolari e ne presenta al lettore un ritratto del tutto inedito. Emerge la figura di una donna dall’intelligenza singolare rispetto agli uomini del suo tempo, dotata di numerosi talenti, cultrice di tutte le arti, amante della politica e capace di rinunciare al trono in nome del figlio primogenito che volle imperatore.
Sofia era anche genuina, affabile e di buon cuore. Andata in sposa nel 1824 all’arciduca Francesco Carlo d’Asburgo-Lorena, fu subito ammirata dalla Corte viennese: per la sua eleganza era oggetto delle attenzioni dei signori della nobiltà, mentre le dame vedevano in lei un esempio da seguire. Ciò che più amava era riunire la famiglia per avere accanto i quattro figli, cui si era aggiunta la sua “amata bambina” (così chiamava Sissi, che per lei sarà sempre la figlia che il destino le negò), e tenere vivi i valori legati al focolare domestico: la spontaneità, l’intimità e la solidità dei legami tra congiunti. Ciò che più la fece soffrire fu la sincera e manifesta ostilità di Sissi nei suoi confronti, che però mai smise di amare e ammirare.