Il libro ricostruisce, introducendo nuove informazioni e dettagli, il paesaggio urbano dove visse e ambientò le sue opere Italo Svevo: le abitazioni, i teatri dove nacque la sua passione per la letteratura, le sedi dei giornali dove collaborò, i luoghi di lavoro e degli svaghi, i circoli artistici e sportivi, i caffè dove intratteneva relazioni con gli altri intellettuali. Tutto ciò, presentato per la prima volta sotto forma di “percorsi visivi” nella realtà della sua Trieste, fa da sfondo al racconto di un apprendistato lungo e complesso, le cui tappe sono segnate fino ad un certo momento da clamorosi insuccessi.
Giunse infine la fama, grazie all’interessamento di James Joyce, suo allievo e amico letterario fin dal 1907, quando i due si conobbero alla Berlitz School di Trieste e finirono con l’influenzarsi a vicenda, anche dopo la partenza di Joyce per Parigi nel 1920. Di quegli anni, della corrispondenza tra Svevo e Joyce, delle trepidazioni e della raggiante felicità conseguita al successo definitivo si parla nella parte finale del volume, dove i “luoghi” dei loro incontri aggiungono altre tappe ad un itinerario che è specchio della città , ma anche della mente.